[RECENSIONE] Pokémon Dash

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    La gestione del brand Pokémon, una miniera d'oro come poche ne esistono, č stata sempre un punto d'orgoglio per Nintendo. Oculata e sapiente, ha consentito di esplorare l'universo Pokémon senza esagerare, sviluppando alla grande la serie principale di GdR e, allo stesso tempo, lavorando con ingegno sugli spin-off. Nessuna regola, tuttavia, č priva di eccezioni.
    Benvenuti in un'eccezionale eccezione.

    POKÉ STORIE!
    Pokémon Dash č un gioco semplice, basato su una dinamica elementare e che mette in campo ben poche variabili. Le due coordinate base sono le seguenti: č un titolo di corse e utilizza come controlli soltanto il touch screen. Nei panni della star numero uno della galassia Pokémon, il topo elettrico Pikachu, dovrete affrontare diversi Gran Premi (stile Mario Kart, per intenderci) per conquistare le prestigiose coppe e sbloccare di conseguenza le sfide successive. Altri Pokémon controllati dalla CPU del DS cercheranno di rendervi la vita difficile, tagliando il traguardo prima di voi (e ci riusciranno, non temete... ma di questo ne riparleremo a breve). Seguire il percorso, in un gioco tradizionale di corse, non č mai stato un problema, ma in Pokémon Dash le cose non stanno proprio cosě. Premesso che lo strofinio sullo schermo non produce risultati miracolosi (non crediate di correre come missili se sfregherete il touch screen a livelli record… forse riuscirete solo a rovinare il vostro DS!), č evidente che il giocatore viene messo alla prova in maniera diversa. Come? Č semplice: facendolo perdere. La vera sfida in Pokémon Dash č infatti orientarsi correttamente facendo uso della mappa sullo schermo superiore del DS e delle frecce che segnalano la direzione in cui si trova il checkpoint successivo per riuscire a precedere i vostri poké-rivali sulla linea del traguardo. Ovviamente il tracciato presenta delle difficoltŕ: alcuni tipi di terreno (foreste e paludi, ad esempio) rallentano il vostro incedere, inoltre tratti piuttosto ampi di mare impongono al povero Pikachu, pena l'annegamento, di agguantare un ciuffo di palloncini e sfidare i cieli. Una volta effettuato il decollo e raggiunta la destinazione, dovrete dare il comando di atterraggio. Pikachu inizierŕ la discesa, che potrete velocizzare bucando con un tocco della stilo uno o piů dei tre palloncini: attenzione perň al luogo dell'atterraggio! In base alla velocitŕ di caduta, infatti, potrete farvi male con due conseguenze: nel caso piů grave il vostro Pikachu č da considerarsi morto (quindi ripartirete in aria e dovrete ripetere l'atterraggio, con enorme dispendio di tempo prezioso), mentre in circostanze minori (es.: atterraggio su ghiaccio con un solo palloncino sano) sarete solo storditi per qualche secondo, fino a quando, sfregando sullo schermo, non vi riprenderete dallo shock causato dall'impatto. Un modo alternativo di attraversare gli oceani č saltare in groppa a un grosso Pokémon acquatico: in questo caso continuerete a muovervi nello stesso modo di quando siete a terra. Questo č Pokémon Dash, né piů né meno. Be', penserete, ma allora č un onesto gioco semplice pensato per i piů piccoli. Purtroppo la risposta č no.

    THE LONELINESS OF THE LONG DISTANCE RUNNER
    Pokémon Dash avrebbe potuto rivelarsi effettivamente un semplice e onesto racing game, un titolo potenzialmente divertente dotato di un sistema di controllo alternativo e rafforzato da un brand assai popolare. Il fatto č che Pikachu, stavolta, č stato trafitto lungo il sentiero della gloria da tre dardi, che portano incise tre parole, pesanti come macigni: ripetitivitŕ, frustrazione, incoerenza.
    Pokémon Dash č sempre uguale a se stesso. Affrontate un pugno di piste e potrete star certi di aver visto tutto perché le (poche) varianti messe in campo da Ambrella (che sia una divisione degenerata della malvagia corporazione di Resident Evil?!?) sono intercambiabili, vane e superflue e non aggiungono mai reali sfide a un gameplay stantio che soffre per colpa di un sistema di controllo impreciso, limitato e limitante (e torniamo a gridare nel deserto: perché solo il touch screen?). Ma il reale problema che inficia la giocabilitŕ del titolo di Ambrella č la pessima scelta del livello di difficoltŕ del gioco. Pokémon Dash, infatti, nonostante un concept semplicissimo (quasi ridotto ai minimi termini), ha un elemento che demolisce subito ogni speranza di divertirsi: la necessitŕ di memorizzare perfettamente il percorso. Partite dal presupposto che i terreni di gioco sono tutti spezzati in tante isole o sezioni distinte e che, quindi, in ogni corsa occorre fare uso frequente di palloncini. Ci siete? Ok, ora arriviamo al cuore del problema. Da una parte la freccia che indica la direzione da seguire č assoluta. Punta al prossimo checkpoint in linea d'aria, ignorando ostacoli di ogni sorta. Ma questo non sarebbe un problema... il giocatore potrebbe ingegnarsi ad aggirare gli ostacoli aiutandosi con la mappa presente sullo schermo superiore del DS e godersi le corse. Eh no, le cose non vanno cosě! Il fatto č che, non appena agguantate gli agognati palloncini, le indicazioni scompaiono. Niente frecce, niente bussole, niente licheni né stelle polari. Panico. Che fare? Elementare, guardare il bersaglio sulla mappa in alto e riconoscere dal paesaggio il luogo giusto dove atterrare, il tutto (ma č ovvio) mentre quei piccoli bastardi degli altri maledetti Pocket Monster in corsa contro di voi sfrecciano come i peggiori imbroglioni verso il traguardo. A colpo sicuro. Occorre imparare a memoria ogni singola pista, sbagliando e ripetendo, sbagliando e ripetendo, sbagliando e ripetendo... E badate, il gioco pretende proprio che voi facciate cosě. Le prove? Uno: se mettete in pausa, vi toglie la mappa (e giů imprecazioni). Due: se durante un campionato mettete in pausa una corsa e abbandonate la gara per ricominciare, il gioco non vi costringe a ripartire dalla prima gara del GP come in ogni buon Mario Kart, ma vi consente di riprovare. Coda di paglia, gente. Quando un gioco č ben calibrato e divertente, č assurdo poter ripetere le singole gare di un GP, ma qui era palese che, in caso di una scelta del genere nessuno avrebbe voluto spendere piů di un paio d'ore con questo gioco. E i giochi, non ce lo dimentichiamo, costano. Anche se sono rivolti ai piů piccoli.
    In conclusione di tutto ciň, Pokémon Dash risulta incoerente. Se č un titolo rivolto ai bambini, non vi sembra assurdo renderlo cosě frustrante? Certo, potrete pensare, i bambini perseverano fino alla morte e, imparate tutte le gare a memoria, finiscono il gioco. Tanto di cappello, ma questa č un'altra storia, che esula dal contesto di una recensione rivolta a videogiocatori, videogiocatori tra l'altro abituati a Pokémon games che, di norma, sono ben progettati, giocabili, longevi.
    Ah, e ben programmati.

    IMPIKALO PIŮ IN ALTO
    Di buona programmazione, in Pokémon Dash, non v'č traccia. Il gioco Nintendo arranca, si trascina stancamente lungo il viale (2D) della grafica scialba, spoglia, non ispirata. Se pensate che la cosa piů bella del gioco č lo schermo dei titoli col Pikachu 3D visto nella demo della scorsa E3, forse vi sarete fatti un'idea di cosa vi aspetta. E purtroppo č proprio cosě, né altri aspetti aiutano il gioco a emergere. Abbiamo detto delle enormi limitazioni del titolo nella modalitŕ single player e delle sue strutturali pecche a livello di gameplay. Ebbene, il multiplayer non aiuta a fare la differenza. Tutto va avanti piano e gli stimoli a sfidare e sfidarsi sono miseri, tanto piů che per godere di tutte le opzioni occorre avere tante copie del gioco quanti sono gli sfidanti... e lasciatevelo dire, se voi e i vostri amici avete tutti Pokémon Dash, forse dovreste riconsiderare meglio il vostro metro di giudizio o, quantomeno, leggere piů spesso Nextgame.
    Dispiace dirlo perché Nintendo č solita immettere sul mercato bei giochi e perché il brand Pokémon č sempre stato un'oasi di qualitŕ nel mare magnum di serie clonate dal gene della mediocritŕ, ma Pokémon Dash č un gioco veramente scarso, che lascia assai insoddisfatti e delude le (pur basse) aspettative. Un brutto colpo per Pikachu, che forse dovrebbe essere sottratto dalle grinfie malefiche di Ambrella, giŕ in parte colpevole del non soddisfacente Hey You, Pikachu su N64.
    Se un Pikachu si evolvesse in Raichu per affetto e non grazie a una strana pietra, in mano ad Ambrella, potete starne certi, il giallo topo elettrico non diventerŕ mai arancione.
     
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